giovedì 26 febbraio 2015

Intervista al Gen.B. Gaetano Carli discendente del Bersagliere Giuseppe Carli

«Il mio sogno è riportare Giuseppe Carli a Barletta»

Il ricordo del giovane bersagliere barlettano, caduto durante la prima guerra mondiale







12 Settembre 2014 
Gaetano Carli, generale di Brigata dell'esercito è pronipote del barlettano Giuseppe Carli, caporalmaggiore bersagliere, caduto il 1 giugno 1915, durante la battaglia sul monte Mrzlivrk (Slovenia), decorato con la Medaglia d'Oro al valore Militare. Il generale Carli, risiede ad Aversa e ha partecipato alla benedizione della bandiera associativa dell'ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra – via Capua, 28), il cui presidente, Ruggiero Graziano, ha organizzato per l'occasione una mostra di cimeli e divise militari delle due guerre mondiali (visibili fino al 14 settembre).

Incontro il generale Carli e pongo qualche domanda su sul prozio, Giuseppe, di cui resta solo una lettera (box di approfondimento) inviata ai suoi genitori, una lapide, posta sulla sua casa natale, in via Roma al civico 124, e un busto commemorativo, nei giardini "De Nittis".

Generale Carli, quando venne a conoscenza dell'esistenza di questa lettera, spedita da Giuseppe Carli ai genitori?
«Nel 2004, un mio collega, che lavorava presso l'ufficio stampa dello Stato Maggiore della Marina, mi segnalò un articolo del Corriere del Mezzogiorno l'avvenuto ritrovamento della lettera di Giuseppe Carli, nella biblioteca di un medico, Pasquale Conte. Questi, mentre metteva ordine alla propria biblioteca, trovò tra le pagine di una Bibbia, la lettera che il caporalmaggiore barlettano, aveva scritto ai propri genitori, mentre si trovava al fronte. Per me, fu una enorme sorpresa».

Questa lettera è l'unica testimonianza di suo prozio Giuseppe Carli?
«E' l'unico ricordo che ci resta. Purtroppo, il suo corpo non è stato mai ritrovato, questo è il cruccio della nostra famiglia. Io stesso mi recherò, il 1 giugno 2015, sul monte Mrzlivrk (Slovenia), per capire cosa sia successo durante quella battaglia, dove fu ucciso Giuseppe».

Generale Carli, cosa è successo durante quella battaglia?
«Durante la sanguinosa battaglia, le truppe italiane, conquistarono le postazioni nemiche. In uno di questi ripetuti assalti, Giuseppe Carli fu colpito a morte da una mitragliatrice. Ipotizzerei che non fu possibile recuperare la sua salma e quelle dei suoi commilitoni, a causa di un contro - assalto da parte delle truppe austriache, che riconquistarono le postazioni, travolgendo le truppe italiane. La salma di Giuseppe rimase agli austriaci, che non la restituirono. Probabilmente, lo hanno seppellito in una fossa comune, a valle, insieme ad altri commilitoni».

Cosa vorrebbe che accadesse, quando andrà su quel monte, teatro di quella battaglia?
«Il mio sogno è riuscire ad individuare i resti di Giuseppe e riportarlo a Barletta, dove si trova la tomba di suo padre, su cui sono andato a pregare. In questo modo, onorerei le ricerche condotte in passato da mio nonno e mio padre».

In famiglia, le raccontavano spesso del suo prozio, morto durante un assalto alla trincea?
«Me ne parlavano fin da quando ero bambino. Sono cresciuto del culto di Giuseppe Carli, che fu tra i primi caduti della prima guerra mondiale, lasciò la scuola di ragioneria, per arruolarsi volontario a 18 anni, nell'undicesimo Reggimento Bersaglieri. Giuseppe fu ucciso 6 giorni dopo l'inizio del conflitto e fu il primo ad inaugurare la sequela di Medaglie d'Oro assegnate ai caduti al fronte. Mio padre, Giuseppe Carli, fu chiamato con lo stesso nome dello zio, per onorarne il ricordo».

Generale Carli, che legame ha con Barletta?
«Mio padre Giuseppe mi ha insegnato ad amare questa città, le nostre radici sono qui. Sebbene lui stesso sia andato al collegio militare a 14 anni, per poi entrare all'Accademia Militare di Modena, e andare a combattere al fronte, durante la seconda guerra mondiale, ha portato sempre Barletta nel suo cuore. Io ho vissuto solo per due anni a Barletta, ma ogni volta che torno, mi sento a casa».

I giovani sono informati sulla memoria storica della guerra?
«Durante la mia carriera militare, ho portato nelle scuole la memoria delle forze armate. Parlando nei licei, ho raccontato di tanti episodi in cui soldati meridionali combattevano a fianco di soldati settentrionali, uniti. Questi soldati non amavano la guerra, ma facevano fronte comune per la Patria. I ragazzi ascoltavano in silenzio e partecipavano con commozione ed entusiasmo. Questa gioventù è la parte migliore della società. Forse, è stata la nostra generazione a non aver saputo trasmettere valori importanti».

L'ANMIG è un baluardo per la memoria storica?
«Certo. Lo scopo dell'ANMIG, diretto da Ruggero Graziano, si colloca nel recupero della memoria di questi uomini morti per la Patria, che hanno fatto il proprio dovere di cittadini italiani. Ogni volta che passiamo davanti un monumento ai caduti di guerra, riflettiamo e ringraziamo quei ragazzi, che si sono sacrificati».
Azzida, 14 maggio 1915

"Carissimo padre,
A voler dire la verità, ho dovuto attendere sino ad oggi per poterti scrivere. Ho mandato a mezzo di un caporal maggiore di Canosa, che era con me e che poi è venuto a Barletta, un bigliettino diretto a mio fratello perché giusto come mi aveva scritto doveva ritornare da Minervino il giorno 3 mentre poi non è ritornato. Non ho potuto scrivere prima perché sin dalla settimana scorsa siamo stati a lavorare sui monti a fare le trincee e le strade di comunicazione perché questa povera regione era ed è ancora priva di strade. Essendo stati in montagna, alla mensa non abbiamo più potuto convivere e perciò abbiamo dovuto mangiare con quelle 2 lire che ci danno di paga. Figurati, non avanzava nemmeno un soldo e non si era mai soddisfatti, perché i viveri vanno molto cari. Basti dire che il pane costa ad 80 centesimi al chilo, e poi è pane nero, poco cotto come la pasta. Un piatto di riso fatto così alla buona ci costa L. 0.40, una bistecca L. 0,50. Figurati se le 2 lire bastano al giorno a voler mangiare, limitatamente 2 volte al giorno.

Di conseguenza poi, benché avrei potuto fare una scappatina a Cividale per farmi le fotografie, non ci son potuto andare perché senza un soldo. Non dico che io volessi richiedere questa grossa somma di denaro, per andare a Cividale, mi basterebbe anche 5 lire per farmi le fotografie. Mi potrai dire che non si sa di dove prenderle. Si, ma quella gran buona mamma potrebbe dare una cinquantina di soldi, la nonna potrebbe dare una liretta, tu volendo, sacrificandoti potresti metterci qualche altro soldo e anche a non voler spendere, 0.40 per spedirle a mezzo raccomandata, potresti metterle in una lettera regolare, ben chiusa, con un indirizzo chiaro, e la busta della lettera piuttosto di carta opaca, perché mi arrivino lo stesso con la semplice spesa di cent. 10. Volendo potresti mandarmeli facendo un sacrificio enorme.

Per i fatti successi in Libia, è probabile che le nostre compagnie mandino dei rinforzi in Tripolitania. Lì ci sarà bisogno di sottufficiali; io vi farò domanda di andarci perché qui mi son seccato veramente di stare. Forse ed è probabile che il giorno 20 andiamo via da Azzida e andremo sopra un monte coperto di neve, il più alto e si chiama Matajur sopra il quale passa il confine. Là poi non ne parliamo di poter andare a Cividale perché c'è la distanza di 34 Km. perciò allora sarà impossibile farmi le fotografie. Noi qui abbiamo saputo che l'onorevole Salandra sta facendo le sue dimissioni dal potere, e si dice che verrà quella testa matta di Giolitti. Sarà certo un bello sconvolgimento al Senato, ma per conto mio e a parere di tutti quanti ne siam qui, la guerra si deve fare se non per volontà della nazione poiché l'Austria sarebbe disposta a cedere un bel tratto del Trentino, della Gorizia sino all'Isonzo e due isole della Dalmazia che non sono propriamente quelle richieste dall'Italia, ma la guerra la deve fare per poter affermare i suoi diritti ed anche perché è obbligata dall'Inghilterra che sin ora ci ha fornito tutti i mezzi. Poi lo scopo di questa guerra non sarebbe limitato alla semplice richiesta di quel territorio, ma essa ha l'obbiettivo pure di disfare, di annientare, di distruggere la Germania e l'Austria.

Questo è proprio lo scopo della guerra europea, se non fosse questo il fine, l'Inghilterra nemmeno sarebbe stata una nazione belligerante, la pace europea da quanto tempo si sarebbe fatta. Il resto, tutte quelle cose che si dicono, son tutte chiacchiere, sono semplicemente voci che corrono col vento; ma quello è il fine di questa guerra, e l'Italia è anche essa obbligata alla partecipazione. Questa mattina mi è arrivata una lettera di mio fratello la quale mi annunzia che sei ammalato. Che cosa hai? Nientemeno che non mi fai sapere niente, e poi da casa non me lo potevano scrivere? Fammi sapere qualche cosa. È da un anno e tre mesi che sto fuori casa, e quand'anche ci siamo scritti, non son riuscito a sapere niente della particolarità di famiglia. Perché questo? Perché non dirmelo? Così anche di mio fratello, non ne ho saputo mai di quel che ha combinato.

Tutti i giorni, qui da parecchi bersaglieri richiamati vengo a conoscenza di tante piccole cose a me veramente ignorate e che nemmeno da me solo potevo immaginare. La mia famiglia è quella stessa di prima? Non ha fatto nessun cambiamento? È ancora la stessa babilonia? Son cose veramente incredibili; io non son di convincermi; son persuaso che sia proprio così. Io non lo so; ancora in campagna state ad abitare? Come gli arabi? Non vi sentite privati di un po' di decoro personale? Come mai che la mia famiglia è ridotta così proprio ai minimi termini, proprio al di sotto di quelle di origine cafonesche? L'abbiamo un po' d'amor proprio? Mio fratello Vincenzo non è come prima, un lazzarone? E Giovanni non sarà peggio di Vincenzo? Scommetto che quegli non saprà nemmeno scrivere il suo nome e cognome perché si vedeva che era il più svogliato, e anche perché non gli saranno stati dati tutte le cose necessarie per un bambino. Che fa? Si ricorda di me, scommetto che no. Forse non saprà nemmeno che oltre a Gaetano, a Vincenzo, abbia un altro fratello quale sono io. Questo poi non solo si estende su Giovanni, ma a tutto il resto della famiglia che non sa che anch'io ci sono tra i viventi su questa terra. Non continuo più perché come si vede mi viene a mancare anche la carta. Non faccio altro che salutare tutti e tu abbi i miei abbracci.

Tuo figlio Giuseppe

Fammi sapere tutto ciò che ho domandato e scrivimi presto. Se puoi spedirmi un cinque lire, mandamele subito se no nemmeno le fotografie mi posso fare".
http://www.barlettaviva.it/notizie/il-mio-sogno-e-riportare-giuseppe-carli-a-barletta/

Nessun commento:

Posta un commento