venerdì 27 febbraio 2015

I moti popolari per il monumento della Disfida


Tra antifascismo represso e manipolazione giornalistica



A CURA DI
FLORIANA DORONZO
Nell'ottobre del 1931 si aprirono vari contenziosi sull'appropriazione del luogo in cui il monumento dovesse erigersi: il Sig. M. Gioia avanzò la pretesa di trani perché tra Andria e Corato fu combattuta la celebre vicenda, mentre il prof. Sergio Pannuzio di Molfetta dichiarò che l'erezione del monumento spettava al capoluogo. Il 3 novembre, proprio a Bari si costituì il Comitato per il Monumento nazionale della Disfida; per questa pretesa si ebbero a Barletta i moti popolari, tra il 3 e il 10 novembre. La mattina del 3 novembre, la cittadinanza insorta trasportò il Monumento-Bozzetto dello Stocchi dal Comune a Piazza Roma.

La città fu accusata di antifascismo e venne assediata da truppe con la caccia all'uomo e, nel pomeriggio del 10 si ebbe la tragedia con sparatoria da parte dei Carabinieri contro la massa dei cittadini gridanti in Via Municipio. Civili morti, feriti e contusi, 38 squadristi arrestati, mentre a Roma si aggiungevano agli arresti di barletta quello del Podestà Giuseppe Lamacchia e quello dell'ing. Arturo Boccasini.

L'accusa, per i Memoriali presentati al Duce, fu respinta e il 14 aprile 1932, da S. E. Arpinati, sottosegretario all'Interno nella relazione alla camera dell'Ordine pubblico, si ebbe piena soddisfazione per la nostra città, affermando che per i moti di Barletta si era trattato di nobile obbiettivo.

La distorsione informativa fu anche ad opera di giornali stranieri, come quello francese che pubblicò un articolo di cronaca, presentando Barletta come la città-scintilla da cui sarebbero scoppiate le insurrezioni antifasciste in Italia. Appurata l'inesistenza d'avversione al regime, i moti popolari della nostra città furono presi ad esempio di orgoglio cittadini e difesa dei valori di combattimento e di vittoria.

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