sabato 14 marzo 2015

Lettera di un Soldato





Ciao, amore.
Alla fine è successo, hai visto? Cazzo, non sarebbe dovuta finire così…
Sai perché ho scelto di fare il soldato? Di passare sei anni a spaccarmi la schiena per diventare un membro del Nono? Di farmi massacrare il corpo per diventare uno dei migliori soldati?
Per te.
Per te e per Alessandro.
Volevo darvi solo e solamente il meglio, che foste felici insieme, come in quella foto che mi porto sempre nel tascapane, sul cuore.
Sto cercando di prenderla, ma cazzo, un proiettile l’ha perforata!
Sento che le mie forze mi stanno lasciando: c’è più piombo in me che nello zaino di un pescatore…
Se solo penso a tutto ciò che non vedrò!
Le nostre nozze d’argento, magari d’oro. Il diploma e la laurea di Ale, la sua prima macchina, la sua prima volta con una ragazza… Il sentirmi chiamare nonno, lo stringere un nipote.
E tutti gli abbracci che non potrò mai dare a nostro figlio, l’amore che non potrò mai più donarti, le risate che non potrò mai più condividere con voi.
Dio, perché a me? Non ho mai ucciso nessuno, eppure oggi un uomo è venuto vicino a me con un mitra e ha sparato: a nulla è valso l’addestramento.
Ho pagato la colpa di voler essere solamente un buon padre e un buon marito: è un mondo ingiusto.
Chissà cosa diranno i pacifisti: che sono solo uno dei molti amanti della guerra morto chissà dove combattendo. Non si rendono conto che però siamo noi i primi a odiarla.
La guerra la puoi odiare solo se l’hai provata sulla pelle, se hai imbracciato un fucile e sparato contro altri uomini, se hai visto gli occhi terrorizzati di chi stava per morire e lo sapeva ma non voleva.
Combattiamo per far cessare i combattimenti: che assurdo mondo, questo!
E ora sono qui, appoggiato contro una jeep, il sole rovente in fronte, il fucile imbracciato, il sangue caldo che cola dai fori…
Eravamo in dieci, ma solo due torneranno a casa, domani.
C’erano fuoco e proiettili e morte ovunque mi girassi, la stessa morte che poi ha scelto me per il suo ultimo ballo.
Ecco, ormai sento gli arti farsi rigidi, il freddo mi sta lentamente assalendo.
Le palpebre sono pesanti.
Addio amore mio. Da’ un bacio all’Ale, fa’ sì che non si scordi di questo padre partito troppo presto: Luca Romanese, Tenente del Nono Reggimento Paracadutisti Incursori Col Moschin. Morto in servizio in zona ostile, portando con sé cinque nemici della pace.
Addio, amore.
Non cercare di raggiungermi.

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