martedì 17 marzo 2015

La vita spezzata dei fratelli Ventrella

I fratelli barlettani, partigiani nelle valli piemontesi





di TOMMASO FRANCAVILLA


La notizia dell'armistizio, siglato l'8 settembre 1943, tra Badoglio e le forze alleate, getta allo sbando l'esercito, gli alti comandi fuggono al sud Italia, assieme al re Vittorio Emanuele III.
La nascita dei gruppi partigiani. Le truppe di soldati stanziate lungo il confine con la Francia,constatando lo stato d'abbandono che regna tra gli alti comandi, abbandonano le caserme.

La popolazione della Val di Susa da rifugio ai soldati nelle proprie case, salvandoli dalla rappresaglia tedesca. Nel mese di settembre del 1943, l'attività dei primi gruppi partigiani fu organizzativa: si stabilirono i primi contatti tra le varie bande partigiane e gli antifascisti che vivevano nei centri urbani della valle, in grado di fornire delle direttive organizzative. I partigiani si dedicano al recupero di armi depositate in numerose caserme presenti nel fondovalle presidiate da tedeschi e carabinieri, con colpi di mano audaci e rapidi. Intanto, i fascisti avevano creato la Repubblica di Salò, con l'aiuto delle truppe naziste occupanti. Verso la fine di settembre del 1943, il movimento partigiano ha una spinta decisiva grazie all'azione di uomini quali: Carlo Carli (comandante di Vincenzo Ventrella), Walter Fontan, Felice Cima e Marcello Albertazzi, che assumono il comando delle bande, rendendo la vita impossibile a tedeschi e fascisti, con azioni mirate.

Le prime azioni dei gruppi partigiani
Nei mesi seguenti, sia per un ideale antifascista,sia per sfuggire ai nazifascisti e al servizio militare, numerosi giovani entrano le file del movimento partigiano valsusino. Dopo il recupero di armi e munizioni, sin dai primi giorni di ottobre del 1943, i partigiani iniziarono una vasta e sistematica attività di guerriglia con attacchi alle caserme, prelevamento di spie, sabotaggi, agguati nei boschi.

Rastrellamenti dei nazi - fascisti
L'estate del 1944 è caratterizzata da una serie di rastrellamenti ad opera dei nazifascisti e SS italiane, di cui abbiamo già accennato nell'articolo sui fratelli partigiani Vitrani. La strategia è caratterizzata da offensive, mediante rastrellamenti e stragi, in modo da impedire al movimento partigiano di svolgere sui nazifascisti una pressione decisa e uniforme. Su entrambi gli schieramenti, si registrarono esecuzioni sommarie, torture, violenze, saccheggi. In questo scenario, si svolge la breve vita dei fratelli Ventrella.



Armando Ventrella nasce l'11 maggio del 1928 a Torino, da famiglia di cittadini barlettani emigrati. Nell'ottobre del 1943 entra nella formazione partigiana del Corpo Volontari della Libertà, operante nella Val Chisone. La suddetta valle e le Val di Susa e Val Germanasca, furono interessate dai sanguinosi rastrellamenti operati da truppe nazifasciste (15000 soldati) contro i gruppi partigiani. In uno di questi rastrellamenti, Armando è catturato e impiccato dai tedeschi il 4 agosto 1944 a Sestriere (To). In quei giorni, in quelle valli furono uccisi altri 210 partigiani della Divisione Alpina Autonoma "Serafino" e delle brigate partigiane "Garibaldi". Armando Ventrella aveva 16 anni.

Vincenzo Ventrella nasce il 1 gennaio 1925, milita nella 46esima Divisione Garibaldi, brigata da assalto comandata da Carlo Carli. Catturato durante i rastrellamenti messi in atto dalle truppe nazi fasciste, fu impiccato il 19 luglio 1944 ad Orbassano (To). Vincenzo aveva 19 anni. Per onorare la memoria dei fratelli Ventrella , il Comune di Barletta ha posto una lapide sulla loro casa natale, in vico del Lupo, traversa di corso Vittorio Emanuele.

Si ringrazia l'Istituto Piemontese per la Storia della Resistenza e della Società Contemporanea, per la concessione dei ritratti fotografici dei fratelli Ventrella (www.istoreto.it).
Si ringrazia per la collaborazione Ruggiero Graziano, presidente dell'ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi di Guerra) - sezione Barletta (via Capua, 28). La redazione di BarlettaViva invita i discendenti dei fratelli Vitrani, a contattare la redazione per approfondire la conoscenza del loro illustre parente, inviando una mail al nostro indirizzo di riferimento, oppure al numero 320 4160422.

Le brigate d'assalto "Garibaldi", durante la Resistenza italiana, furono delle brigate partigiane legate prevalentemente al Partito Comunista Italiano, in cui militavano anche esponenti di altri partiti del CLN, specialmente socialisti. Pochi furono invece i componenti legati al Partito d'Azione o democristiani. In realtà la maggioranza dei combattenti nelle Brigate Garibaldi non manifestava una chiara identità politica. Coordinate da un comando generale diretto dagli esponenti comunisti Luigi Longo e Pietro Secchia, furono le formazioni partigiane più numerose e quelle che subirono le maggiori perdite totali durante la Guerra partigiana. In azione i componenti delle brigate indossavano per riconoscimento fazzoletti rossi al collo e stelle rosse sui copricapi.

Il Corpo volontari della libertà, in acronimo CVL, è stato la prima struttura di coordinamento generale della resistenza italiana durante la seconda guerra mondiale, ufficialmente riconosciuto sia dagli Alleati, che dal governo Badoglio.
A partire dal settembre 1943 formazioni irregolari di partigiani iniziarono ad operare per la cacciata dei fascisti che, alleati con i nazisti occupanti, avevano creato nel nord del Paese la repubblica di Salò.
Fonte Wikipedia

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