venerdì 24 luglio 2015

Jesolo, alzabandiera per il bersagliere barlettano Giuseppe Carli


Per onorare la prima medaglia d'oro della Grande Guerra


Il "Comitato Madonna della Sfida" sulle rive del Piave, 21 giugno, onorava il ricordo di un eroe che da partendo da Barletta ha perso la vita per costruire un pezzo dell'Italia in cui oggi viviamo, il Bersagliere Giuseppe Carli, prima medaglia d'oro al valor militare della Grande Guerra.

Con il Patrocinio dei comuni di Jesolo e Barletta,in collaborazione con il Comitato Tricolore Per Gli Italiani Nel Mondo, il Museo Storico Militare "Casa del Bersagliere" di Jesolo, e la sezione di Barletta dell'Associazione Nazionale Mutilati e Invalidi di Guerra, si promuoveva nella città veneta l'alzabandiera in memoria del bersagliere barlettano Giuseppe Carli, alla presenza delle autoritò civili e militari del luogo, del segretario Generale del CTIM, On. Roberto Menia, dell'avv. Bruno Canella, del delegato CTIM Filomeno Porcelluzzi e del Segretario dell'Associazione Nazionale Polizia Penitenziaria di Venezia, Michele Di Noia. Alla cerimonia erano presenti, tra gli altri i pronipoti della medaglia d'oro, in particolare il Generale Gaetano Carli, bersagliere come il suo illustre parente.

Nell'occasione l'A.N.M.I.G. di Barletta, nella veste del presidente Ruggiero Graziano, e la famiglia Carli, donavano alla casa del bersagliere di Jesolo, foto d'epoca con motivazione della concessione della medaglia d'oro al valor militare del bersagliere Carli, e relativa medaglia. Anche il "Comitato Madonna della Sfida" faceva dono al museo di una foto dell'eroico bersagliere barlettano.

«Non dimentico quei vigili urbani massacrati»


Giuseppe Turi, testimone della strage nazista a Barletta


«Quei cadaveri li rivedo ancora oggi». Giuseppe Turi, 83 anni, è cittadino di Molfetta. Il 12 settembre 1943, data del massacro degli 11 vigili urbani e 2 netturbini fucilati il palazzo delle poste di Barletta, Giuseppe aveva 11 anni e viveva a Barletta, con sua nonna. Assieme a Ruggiero Graziano - presidente dell'ANMIG Barletta - andiamo a trovare il signor Turi a Molfetta, per ascoltare la sua testimonianza. A questa strage, si aggiungano altri 3 militari e 22 civili uccisi, 41 ciitadini feriti, ad opera dei paracadutisti tedeschi del "Fallschirmjager Reggiment", tra il 12 e il 29 settembre 1943, a Barletta.

Signor Turi, cosa faceva a Barletta, nel settembre del 1943?
«Vivevo a Barletta con mia sorella, presso la mia nonna paterna, Maria Antonia Magarelli, in via S. Lazzaro. Eravamo orfani di madre, mio padre era stato costretto ad emigrare in Argentina, a Buenos Aires. In quei giorni, andavo a bottega da un calzolaio, Giuseppe Gissi. L'8 settembre ci fu l'armistizio e festeggiammo tutti, ma il 12 settembre, tutto cambiò».

Cosa successe?
«Il 12 settembre, il calzolaio mi mandò a comprare il giornale in un edicola nei pressi di via Consalvo da Cordova. Mentre sfogliavo il giornale, sentii in cielo rombi di aerei, guardai in alto e riconobbi aerei militari. Ad un tratto, sentii un'esplosione provenire dal quartiere S. Giacomo. Mi diressi verso il corso, e vidi da lontano l'orologio di S. Giacomo centrato in pieno da un colpo di cannone. Rimasi a fissare l'orologio e dopo poco, vidi provenire da Corso Umberto un carro armato, seguito da soldati tedeschi. La gente scappava e si rifugiava in casa. Io non potevo tornare casa, avevo di fronte i soldati tedeschi. Feci un largo giro, spinto dalla curiosità. Mi diressi verso piazza Roma, udivo in lontananza alcuni spari ed esplosioni».

Dove si diresse?
«Mi diressi verso via G. De Nittis, le strade erano deserte, incontrai un ragazzo poco più grande di me, che mi disse:" Attento, ci sono i tedeschi in giro!". Ci rifugiammo in un portone su quella via (al civico 15, nda), mentre si udivano altri spari. Accanto al portone dove eravamo nascosti, c'era la caserma dei vigili urbani. Sentimmo partire uno sparo proprio dal portone della caserma. Ad un tratto, vedemmo arrivare un gruppo di paracadutisti tedeschi, che fecero irruzione nella caserma, facendo uscire con le mani alzate tutti i vigili urbani presenti all'interno. Mentre eravamo nascosti, vidi i paracadutisti tedeschi condurre i vigili a ridosso del muro del palazzo delle poste, alcuni di loro piangevano, altri, tra cui il vigile Falconetti (che conoscevo, in quanto era cliente del calzolaio dove lavoravo), mostrava loro delle carte, forse erano documenti di identità. I vigili cercavano di parlare coi soldati tedeschi, che urlavano solamente nella loro lingua, ricordo una parola "Schnell!". Non ci fu nulla da fare per quegli uomini».

Cosa vide?
«Vidi un paio di soldati che sistemavano una mitragliatrice a terra, con un treppiede, di fronte al muro del palazzo delle poste. Il gruppo di vigili urbani fu messo al muro. Uno dei vigili (Francesco Gazia - nda), si staccò dal gruppo e fuggì. Aveva in mano una bottiglia di latte, la sua fuga fu bloccata sul retro del palazzo della posta: fu colpito alle spalle dai colpi di pistola di un soldato tedesco. Intanto, la mitragliatrice faceva strage dei vigili urbani. Finita la mattanza, i soldati tedeschi se ne andarono, imboccando via F. D'Aragona».

Andati via i soldati tedeschi, lei cosa fece?
«Il ragazzo con cui mi ero nascosto, se l'era fatta sotto dalla paura, io mi avvicinai ai cadaveri. Al momento, non mi rendevo conto, mi sembrava la scena di un film, non dimentico quei vigili urbani massacrati, quei cadaveri li rivedo ancora oggi. Alcune persone si avvicinarono, comprese alcune donne, una di esse (Corposanto Lucia, nda), urlò:"C'è un uomo vivo, tra i morti!". Alcuni uomini, presero coraggio e spostarono i cadaveri, sotto i quali c'era un vigile urbano ferito (Francesco Paolo Falconetti, nda). Arrivò un carretto, che caricò i cadaveri e li portò via. Vedevo persone che si avvicinavano e parlavano tra di loro, ma non ascoltai i loro discorsi».

Signor Turi, riuscì a tornare a casa, in via s. Lazzaro?
«Si, certo. Mia nonna, non vedendomi tornare, si era preoccupata. Per punizione, fui picchiato da mio zio. Vicino casa mia, una donna (Francesca Ormas, nda) fu sparata al volto, mentre – nascosta nel portone di casa – osservava i soldati tedeschi lungo la strada. Le persone si rifugiavano in casa e i soldati sparavano nei portoni, per fare in modo che la gente non uscisse di casa. Qualche settimana dopo la strage, arrivarono gli alleati. Vedevo questi camion, colmi di soldati inglesi e americani, tra cui tanti soldati neri. Alcuni palazzi prestigiosi della città, furono requisiti dagli alleati e adibiti ad uffici militari».

Dopo la guerra, cosa fece?
«Fui mandato in seminario, presso la "Divina Provvidenza" di Don Pasquale Uva, a Bisceglie, dove ho studiato per 3 anni. Un giorno, il seminario fu chiuso e i seminaristi furono trasferiti. Sarei stato trasferito anch'io, ma intanto, mio padre, che lavorava come stuccatore a Buenos Aires, richiamò me e mia sorella, per raggiungerlo. Mio padre si era sposato nuovamente, e aveva avuto altri figli. Mia sorella partì per prima. Nel 1948, mi imbarcai da Genova, con la nave "Anna Costa", alla volta di Buenos Aires».

Come visse in Argentina?
«Arrivato a Buenos Aires, trovai un mondo nuovo. Andai a vivere nel quartiere "La Boca", di fronte lo stadio "La Bombonera", con mio padre, mia madre, i miei fratelli e mia sorella. Imparai alla svelta la lingua spagnola e seguii una scuola serale di tipografia, specializzandomi linotipista. In seguito, dopo un apprendistato presso la tipografia "Palumbo" - appartenente ad un emigrato molfettese della Boca - ho lavorato presso una grande casa editrice, la "Peuser", presso il quotidiano "Clarìn" e presso la Zecca di Stato argentina. Vivevo bene e guadagnavo bene. Mi sono sposato con Filomena Petruzzella, da cui ho avuto tre figli. Nel 1963, per motivi famigliari, siamo tornati a Molfetta, dove ho continuato a lavorare presso altre tipografie: "Rizzi – Delre" di Barletta e "Cressati" di Bari, fino alla pensione».

I vigili urbani trucidati il 12 settembre 1943 a Barletta
Delre Pasquale
Falconetti Antonio
Forte Michele
Gallo Luigi
Gazia Francesco
Guaglione Pasquale
Monteverde Cosimo
Paolillo vincenzo
Spera Michele
Torre Gioacchino

Netturbini trucidati:
Cassatella Nicola
Iurilli Luigi

Vigile urbano Superstite:
Falconetti Francesco Paolo


Si ringrazia per la collaborazione Ruggiero Graziano, presidente dell'ANMIG (Associazione Nazionale Mutilati Invalidi di Guerra) - sezione Barletta (via Capua, 28).

http://www.barlettaviva.it/notizie/non-dimentico-quei-vigili-urbani-massacrati/

martedì 14 luglio 2015

VITRANI RUGGIERO
fu Francesco e fu Fiorella Maria Carmela, da Barletta (Bari), capitano 82° Battaglione
Coloniale (Alla memoria).

Medaglia di Bronzo al Valor Militare
"Comandante di compagnia fucilieri, già distintosi in precedenti azioni, durante due giorni di aspri combattimenti, si lanciava a più riprese alla testa dei suoi uomini contro il nemico, che, sorpreso dall'audace e tempestiva azione, volgeva in fuga, lasciando sul terreno numero i morti. Inviato successivamente col suo reparto in rinforzo ad un battaglione duramente impegnato contro forze preponderanti, con slancio irresistibile e indomito coraggio, assaltava il nemico, superiore di numero
e in posizione dominante, ricacciandolo con gravi perdite, e· permettendo al battaglione di riassestarsi, e riprendere indisturbato il movimento". - Torrente Fettam-Stretta di Censa Micael (A.O.I.), 16-17 ottobre 1940-XIX. R.D. 21 giugno 1942-XX. B.U. 4 ° trim. 1942 pag. 8078.

Medaglia d'Argento al Valor Militare
"Ufficiale di alte virtù militari, animato da non comune ardimento, confermava in ogni contingenza di guerra il suo sereno sprezzo del pericolo. Durante un violento combattimento, alla testa di due compagnie, si lanciava contro munite posizioni avversarie, conquistandole a bombe a mano, mentre stava per giungere primo sull'ultima posizione avversaria, veniva ferito ad un fianco. Incurante del dolore proseguiva la propria azione e animati gli ascari con la parola e l'esempio, si lanciava in un violento assalto che aveva ragione dell'avversario. Cadeva fulminato da una pallottola in fronte, sulla posizione raggiunta, fulgido esempio di eroismo e di magnifiche doti militari". - Sardò Mesghì (Mescenti), Goggiam Settentrionale-A.O.I., 2 aprile 1941-XIX.
R.D. 21giugno1942-XX. B.U. 4° trim. 1942 pag. 8071.
SEVERINI MARIO
da Barletta (Bari), sergente maggiore del 4 ° Reggimento Fanteria Coloniale, 8° Battaglione Libico.

Croce al Valor MiJitare
"Sottufficiale di maggiorità, si prodigava volontariamente, otto intenso fuoco nemico nel servizio del rifornimento munizioni ai reparti di linea e nella trasmissione di ordini e di informazioni, dando prova di abnegazione e di sprezzo del pericolo". - Gianagobo Bicut, 15-19 aprile 1936. R.D. 6 agosto 1937. B.U. 2° quad. 1938 pag. 4087.
MUSTI RAFFAELE
da Barletta (Bari). tenente nel 3° Gruppo Bande Armate di Confine (Alla memoria).

Medaglia d'Argento al Valor Militare
"Con alto senso del dovere, alla testa di pochi fucilieri, si gettava su nuclei nemici nascosti in crepacci che erano causa di gravi perdite ai reparti e li annientava pagando con la vita il suo eroico comportamento''. - Hamanlei. I 1 novembre 1936. R.D. 7 maggio 1936. B.U. 2° sem. 1936 pag. 2963

MONTENERO RUGGIERO
da Barletta (Bari), maresciallo 2° Battaglione Eritreo.

Croce al Valor Militare
"Maresciallo addetto alla carovana del battaglione, in un momento di sosta del convoglio, saputo che il battaglione era fortemente impegnato, affidava temporaneamente ad altro sottufficiale il comando della carovana e raggiungeva quindi di sua iniziativa i reparti in linea per partecipare con essi al combattimento." - Beni Ulid, 27 dicembre 1923. R.D. 1° ottobre 1925, 2° sem. 1925 pag. 3016 .
MESSINA SABINO
di Gaetano e Marino Filomena, nato a Barletta (Bari), il 12 novembre 1915, soldato numero di matricola 49652, della 5a Brigata Coloniale, 5a compagnia Genio.

Croce al Valor Militare
"Radiotelegrafista, durante un combattimento, incurante del nutrito fuoco avversario, disimpegnò con calma, coraggio e serenità il suo servizio, assicurandone il regolare funzionamento per tutta la durata dell'azione." - Noarì, 23 maggio 1937-XV. R.D. 8 agosto 1938-XVI. B.U. 2° quad. 1939 pag. 2886.